La rappresentazione dell'impossibile

C'è sempre un personaggio nascosto nella fotografia. Sei tu fotografo. 
Sei tu che assumi la parte del fotografo, il quale ti presta un punto di vista: da quel punto di vista osservi la scena, sei dunque presente in quella scena, sei lo sguardo che la rende possibile. La posizione della macchina fotografica è la posizione del tuo sguardo, se c'è dunque un "inconscio" fotografico non è certto quello tecnologico di cui parla Franco Vaccari, ma è sicuramernte la tua presenza sempre presente e mai evidente, la tua ombra che in ogni foto si nasconde ma è presente inesorabilmente. Perchè non c'è foto se non c'è alle spalle una intenzionalità umana, creativa, visionaria, il tuo sguardo di fotografo appunto.  
Personaggio invisibile ma sempre presente, della tua presenza si percepisce l'assenza, so che sei lì dietro, dietro quella foto, dietro quell'obiettivo. Non c'è alternativa. 
In un ritratto se la persona fotografata guarda in macchina sta guardando te. In un autoritratto, penso per esempio a quelli bellissimi di Vivian Maier, ciò che appare è appunto quel fantasma che almeno in quella particolare ripresa non può fare a meno di svelare la sua presenza, ma nel farlo chiude l'esperienza in un circolo come se ciò che sta dietro potesse stare anche davanti, come se l'invisibile postesse essere visto. Non c'è immagine più inquietante di un autoritratto fotografico  perchè è rappresentazione
dell'impossibile.

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