La natura ibrida della fotografia, immagine e rappresentazione, da un lato, traccia dell’oggetto dall’altro, è legata come sostiene Bourdieu a “una certa ambivalenza dell’uomo nel confronti dell’immagine” . La fotografia si pone infatti sia come semplice copia del reale, sia come oscura proiezione di fantasmi intimi.
Commenta acutamente Robert Castel: ciò comporta due evidenze, che la fotografia rappresenta un oggetto assente, e al contempo che essa è il risultato di un atto intenzionale, cioè di una scelta volontaria. In base al primo assunto nonostante l’apparente realismo essa può essere usata come materiale di supporto all’immaginazione.
In base al secondo assunto, invece, la fotografia appare come “una tecnica deliberata di scelta e classificazione volontaria del passato” . In questo senso secondo Castel la fotografia “derealizza” ciò che fissa in immagine, che diviene il negativo della presenza.
Nel entrambi i caso Castel tuttavia trascura e sottovaluta la natura di traccia della fotografia, il che rende le cose assai più complesse: la fotografia non è solo una immagine rappresentazione essa è anche sempre una traccia perché comunque parte dall’oggetto, senza il quale non potrebbe essere, e al contempo essa stessa è un oggetto della realtà, con tutto ciò che questo comporta. Ciò che va decisamente rivisto dunque è il suo contenuto di negatività, che appare piuttosto modesto. L’immagine fotografica dunque non si deve per forza leggere in senso platonico sartriano come una negazione dell’oggetto, perché essa è altrettanto un oggetto vero e proprio in senso positivo.