Da un punto di vista estetico non è facile individuare una fotografia bella in senso universale, perché il valore dell’immagine fotografata è sempre collocato nell’ordine dei generi della fotografia: bianco e nero, o colori, documentaristica, o artistica, street photography o posa, ritratto o naturalistica, architettonica o paesaggistica, e via di seguito.
Solo all’interno di un genere dunque è possibile fare delle distinzioni di valore ed emettere dei veri e propri giudizi estetici. Ma c’è un’ulteriore suddivisione, quella legata alla pratica sociale di cui l’immagine è parte (foto ricordo? Istantanea? foto d’autore? ), in questo senso, scrive Bourdieu, “la leggibilità dell’immagine stessa è funzione della leggibilità della sua intenzione (o della sua funzione)” . Ciò determina chiaramente una difficoltà ogni qualvolta si presuma di emettere un giudizio di valore di carattere universale (Capa o Cartier-Bresson? Avedon o Helmut Newton?). La necessità di precisare tutte le sottocategorie di appartenenza finisce per creare di microgruppi se non addirittura delle singolarità scarsamente raffrontabili l’una con l’altra. Di fronte alla fotografia bisogna radicalmente rivedere i criteri del nostro giudizio estetico.