Uno dei paradossi della fotografia è che essa per natura viene percepita come realistica, realistica in modo naturale, come se non dovesse fare proprio niente per esserlo (al contrario della pittura!).
Una conseguenza di questo pregiudizio è che, proprio per questo, la fotografia viene percepita come esteticamente più rilevante nel panorama dell’arte contemporanea quando cerca di violare il principio realistico (dettagli estremi, prospettive impossibili, chiaroscuri violenti…). Come se la fotografia per diventare arte oggi dovesse fare tutto ciò che è in suo potere per liberarsi di una sorta di peccato originale, l’essere rappresentazione fedele della realtà. Come se essendo solo realtà non potesse essere rappresentazione.
Naturalmente non è così, e la fotografia
è ben lontana dall’essere
naturalmente “realistica”. Ed è proprio per
questo che essa può essere arte sempre solo
perché è rappresentazione. Non c’è fotografia senza che ci sia fotografo, Non c’è
prodotto senza produttore, non c’è rappresentazione senza sguardo. E l’arte è nello
sguardo senza il quale nessun’opera sarebbe mai possibile, né pittorica né fotografica.