Ritratto: la foto del morto

 


La fotografia esorcizza il dolore della morte, perché consente di razionalizzare la morte collocandola nella memoria, nel ricordo. Essa offre una possibilità al ricordo, costituendo una prova testimoniale che fissa un dato del passato e lo rende quasi eterno. E così gli consente di continuare a vivere. Da questo punto di vista è anche un ausilio alla elaborazione del lutto. C’è un solo un problema: che la foto del morto si deve fare in vita. Ciò significa guardare il vivo come fosse già morto, come sarà da morto. Aspetto macabro del ritratto.

Allo stesso tempo la foto produce una sorta di laicizzazione dei fantasmi e delle anime, riportando lo spirito del defunto che è in sé pericoloso, funesto, orrido, alla condivisione pacifica: la foto del povero marito esposta in salotto dalla vedova.

(Chi si interroga su che cosa sia lo spirito dovrebbe semplicemente osservare con attenzione la foto di una persona scomparsa, il segreto è tutto lì).

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