Chi si occupa oggi di teoria della fotografia? Per lo più due categorie di studiosi: quelli che si interessano dei media da un punto di vista sociologico o socio culturale, o tutt'al più antropologico - ma la differenza è solo disciplinare, non di sostanza - oppure quelli che si occupano di estetica. In ogni caso è moltto evidente il fatto che la fotografia non si è elevata al rango di tema mertitevole di specifico trattamento filosofico, se non appunto come una sottocategoria della disciplina estetica.
Ciò è facilmente spiegabile in effetti anche con la resistenza della filosofia ad aprire temi che non siano già stati aperti dalla classicità greca, la filosofia sconta ancor oggi il debito della sua nascita, come se ci ostinasse a voler dare ragione a Whithead per cui tutta la filosofia si risolverebbe in una infinita chiosa a Platone. In realtà, a ben guardare, in qualche angolo, in qualche anfratto della filosofia contemporanea, qualche tentativo c'è stato di uscire da questa gabbia (Benjamin, Baudrillard, Sontag, Flusser...) ma senza riuscire a costituire un filone di ricerche omogeneo.
D'altra parte una filosofia del quotidiano come quella che qui si sostiene, appare di per sè assai poco greca e dunque non deve apparire strano che che al suo interno si prenda in considerazione una pratica oggi così diffusa come la fotografia. Anzi si tratta proprio di un passaggio necessario. Perchè non si tratta di una pratica qualsiasi, essa infatti nasconde piuttosto una vera e propria mutazione nel modo di vedere e quindi di vivere il mondo. Una mutazione che una filosofia attenta non può e non deve ignorare.
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