Non abbiamo notizie
precisissime ma sappiamo comunque quanto è stata decisiva per lo sviluppo
dell’umanità, della sua storia, della sua cultura, del suo rapporto con il
mondo, la prima rivoluzione, quella del segno, la rappresentazione dentro le grotte
e poi sugli oggetti, una pratica che ha accompagnato l’uomo primitivo per millenni.
Molto più recente ma altrettanto straordinaria la seconda rivoluzione, quella che
ha portato allo sviluppo della scrittura. E poi, ancora, abbiamo presenti le
conseguenze incalcolabili di quell’altra rivoluzione che si è realizzata fra ‘4
e ‘500, quella che ha segnato la nascita dell’uomo tipografico, ovvero la rivoluzione
della stampa. Ma c’è una quarta rivoluzione, in perfetta continuità con le precedenti,
rispetto alla quale la nostra
consapevolezza è forse meno lucida e meno universalmente condivisa, è la
rivoluzione della fotografia. Siamo tutti propensi a enfatizzare la rivoluzione
informatica come chiave per comprendere la modernità, ma non riflettiamo a sufficienza
sul fatto che quello informatico è un mezzo che utilizza in modo nuovo tutti i vecchi
metodi rappresentativi, dal segno, alla grafica, alla scrittura all’immagine. In
questo modo ci sfugge probabilmente l’altra decisiva rivoluzione, con la quale ci
confrontiamo invece quotidianamente, appunto la rivoluzione della fotografia. Questa
forse, è ancora da pensare, da pensare in profondità per quel che essa contiene
di devastante e di creativo, per quel che determina nel nostro modo di vivere
il mondo, e di creare cultura cioè di essere umani.
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