Cosa manca nella visione dell’oggetto
che si realizza con la fotografia? Manca propriamente la dimensione spazio
temporale. Perché quell’oggetto non risponde alle categorie della distanza,
della posizione, della misura che esigono la presenza di un corpo senziente.
Nessuna fotografia può dire con esattezza è qui, è lì, dista tot, misura tot
ecc.
L’oggetto in fotografia è
sottratto a questa rete di rapporti, mentre non vi è sottratta la fotografia
come oggetto. Quest’ultima infatti è qui o là, è a portata di mano o a una
certa distanza, insomma appartiene a quell’intrico di rapporti che costituisce
lo spazio tempo nel quale noi viviamo quotidianamente mentre l’oggetto in foto
no, esso non è né lì dove appare, né qui dove è rappresentato, semplicemente
non entra in alcun modo nel mondo delle mie possibilità, cioè appunto non è
nello spazio-tempo presente.
Ma c’è stato osserverebbe
Barthes: è vero dalla foto possiamo dedurre un’esistenza passata, noi sappiamo
che vi è stato uno spazio-tempo in cui quell’oggetto pesava e misurava e
distava da un corpo senziente, che è quello del fotografo. E sappiamo che ora
appartiene a un altro spazio-tempo presente che è quello dell’oggetto
fotografia.
Ecco allora che comincia delinearsi la particolare torsione dello
spazio-tempo determinata dalla fotografia: l’oscillazione. L’oggetto in
fotografia oscilla continuamente fra diverse dimensioni dello spazio-tempo, quella
del passato, quella del presente, senza potersi fermare, una specie di moto oscillatorio
perpetuo.
Nessun commento:
Posta un commento