La grande riflessione teorica
intorno alla fotografia si sviluppa negli anni ‘70/’80, a partire dai testi di
Susan Sontag (1977) e di Roland Barthes (1980), e poi a quelli di Denis Roche,
Jean-Marie Scheffer, Rosalind Krauss e altri. In questo contesto nasce il
concetto del “fotografico”, che si intreccia con le riflessioni sul “visuale”.
Gli anni 2000 invece sono
quelli della “svolta digitale” (digital
turn), la quale appiattisce le differenze tra la fotografia e le altre
forme d’immagine e quindi contribuisce a spostare l’attenzione dalle questioni
ontologiche dell’immagine fotografica a quelle relative ai diversi usi della fotografia.
Il cambiamento è radicale: dal
principio della traccia, dell’impronta, dell’”è stato”, dell’indice, al
digitale che sembra tagliare proprio
questo legame viscerale dell’immagine col mondo. Così la fotografia “emanazione
del reale” (Barthes) o “transfert di realtà” (Bazin), sembra essere
definitivamente superata dal digitale onnipotente, Dio o Diavolo.
Tuttavia proprio ciò che negli
anni ‘80/’90 sembrava un superamento definitivo, oggi non appare più tale.
Certo l’arrivo del digitale ha costretto a relativizzare il principio
ontologico dominante e al contempo ha portato ad enfatizzare la natura di
rappresentazione della fotografia, come se questa potesse scalzare e annullare
la prima. In realtà è nella profondità della fotografia questa sua natura
ibrida, cioè di essere al contempo una captazione del reale e una
rappresentazione dello stesso. Il digitale ha soltanto spostato l’asse di
equilibrio tra le due facce dello stesso oggetto, non ne ha modificato affatto
la natura.
Che il digitale non modifichi
in profondità la natura del fotografico è testimoniato anche da una facile
similitudine che è possibile fare con altre forme di registrazione digitale,
per esempio quella della musica o della voce: il fatto che una traccia fisica
si traduca in un segnale virtuale non modifica l’effetto di attestazione,
riconosco infatti la voce registrata di qualcuno anche se tra la materialità
dell’emissione e la virtualità della registrazione non vi è alcuna somiglianza.
Il potere di attestazione non viene scalfito al variare dei sistemi di
registrazione, digitale o analogico non sono da questo punto di vista così
diversi. Ciò rende le riflessioni inaugurali intorno alla fotografia ancora
attuali e niente affatto superate.
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