Manifesto della fotografia futurista

 Nell'Aprile del 1930 Filippo Tommaso Marinetti e Tato, nome d'arte del pittore e fotografo Guglielmo Sansoni (Bologna 1896 - Roma 1974) pubblicarono il Manifesto della fotografia futurista. Un documento poco conosciuto e poco analizzato che vale la pena di riproporre in forma integrale. Contiene osservazioni non banali per comprendere la storia della fotografia come forma d'arte nel '900.


 

La Fotografia Futurista

Manifesto

 

La fotografia di un paesaggio, quella di una persona o di un gruppo di persone, ottenuta con un'armonia, una minuzia di parti­colari ed una tipicità tali da far dire: «sembra un quadro», è cosa per noi assolutamente superata.

Dopo il fotodinamismo o fotografia del movimento creata da Anton Giulio Bragaglia in col­laborazione con suo fratello Ar­turo, presentata da me nel 1912 alla Sala Pichetti di Roma e imitata poi da tutti i fotografi avanguardisti del mondo, oc­corre realizzare queste nuove possibilità fotografiche: 1. il dramma di oggetti immobili e mobili ; e la mescolanza dram­matica di oggetti mobili e im­mobili ; 2. il dramma delle om­bre degli oggetti contrastanti e isolate dagli oggetti stessi ; 3. il dramma di oggetti umanizzati pietrificati cristallizzati o vegetalizzati mediante camuffamenti e luci speciali; 4. la spettralizzazione di alcune parti del corpo umano o animale isolate o ri­congiunte alogicamente; 5. la fusione di prospettive aeree ma­rine terrestri; 6. la fusione di visioni dal basso in alto con visioni dall'alto in basso; 7. le inclinazioni immobili e mobili degli oggetti o dei corpi umani ed animali; 8. la mobile o im­mobile sospensione degli og­getti ed iI loro stare in equili­brio; 9. le drammatiche spro­porzioni degli oggetti mobili ed immobili; 10. le amorose o vio­lente compenetrazioni di oggetti mobili o immobili; 11. la so­vrapposizione trasparente e se­mitrasparente di persone e og­getti concreti e dei loro fan­tasmi semiastratti con simulta­neità di ricordo sogno; 12. l'ingigantimento straripante di una cosa, minuscola quasi invisibile in un paesaggio; 13. l'interpretazione tragica o satirica della vita mediante un simbolismo di
oggetti camuffati; 14. la com­posizione di paesaggi assolu­tamente extraterrestri, astrali o medianici mediante spessori, elasticità, profondità torbide, limpide trasparenze, valori al­gebrici o geometrici senza nulla di umano né di vegetale né di geologico; 15. la composizione organica dei diversi stati d'ani­mo di una persona mediante l'espressione intensificata delle più tipiche parti del suo corpo; 16. l'arte fotografica degli og­getti camuffati, intesa a svilup­pare l'arte dei camuffamenti di guerra che ha lo scopo d'il­ludere gli osservatori aerei.

Tutte queste ricerche hanno lo scopo di far sempre più scon­finare la scienza fotografica nel­l'arte pura e favorirne automa­ticamente lo sviluppo nel cam­po della fisica, della chimica e della guerra.

F. T. MARINETTI -  TATO

11 Aprile 1930

 


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