Michele Smargiassi, Voglio proprio vedere



Il libro di Michele Smargiassi Voglio proprio vedere. Interviste impossibili ma non improbabili ai grandi fotografi, edito da Contrasto, appartiene a un genere ibrido, tra la scrittura creativa e la riflessione critica. l’autore immagina una serie di interviste con alcuni dei nomi che hanno fatto grande la fotografia. Ci sono Nadar, Eugene Atget, Tina Modotti, Robert Capa, Vivien Maier, W. Eugene Smih.

Ciò che caratterizza ogni incontro non è tanto il desiderio di svelare a posteriori certe oscurità biografiche o di far luce su qualche episodio poco chiaro. Non troveremo la verità sulla foto del miliziano di Capa, né la spiegazione dell’ossessione fotografica della Maier. Smargiassi sembra piuttosto interessato a cercare in ognuno dei grandi la ragione ultima del loro lavoro. Pur con parole diverse e torni differenti in fondo la domanda che pone è sempre la stessa: che  cosa cerchiamo nella fotografia? E le risposte sono le più varie: una realizzazione, un assoluto, l’euforia, l’ordine delle cose, la certezza di esistere, un posto nella realtà, l’ossessione del tutto, la vita contro l’arte. Ognuno ha la proprio risposta perché in fondo la fotografia altro non è che un modo di intendere il mondo e ognuno di noi ha il proprio.

I grandi fotografi sono quelli che hanno trovato la muta risposta dell’immagine alla propria domanda esistenziale.

Per questo è così appassionante leggere questo libro. Non perché ci mostri la risposta giusta, ma perché ci rende palpabile il fatto che una tale risposta esiste. E ciò rende la nostra domanda di senso ancora più urgente e più necessaria.

 

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