Leggiamo le parole sagge e profonde di Susan Sontag: "Mallarmé diceva che al mondo tutto esiste per finire in un libro. Oggi tutto esiste per finire in una fotografia".
E' così, oggetto della fotografia è il mondo intero, non c'è luogo, non c'è momento che non posssa essere colto nel suo nascere e nel suo morire e fermato in una fotografia. E non solo questo mondo, ma anche tutti gli altri mondi paralleli che l'occhio del fotografo o il lavoro di post-produzione possono realizzare a partire dal mondo reale. Come se si potesse moltiplicare il tutto tante volte quanti sono gli sguardi creativi degli uomini, o quante sono le possibilità di combinazione dei parametri che si offrono ormai anche al fotografo dilettante.
La fotografia e il mondo: non un rapporto di corrispondenza (l'uno all'altra) ma di dipendenza, dal mondo che c'è a tutti i mondi paralleli che già sono in controluce in questo mondo.
Anche il bianco e nero, in fondo, è fin da subito un mondo parallelo inserito in questo nostro mondo che abbiamo davanti agli occhi e che non conosce affatto il bianco e nero.
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