La fotografia introduce la ripetizione nella differenza. Quell'istante che è stato fermato e sottratto al processo dell'esistenza, si ripete indefinitamente, batte il passo sul posto, si replica all'infinito come se non ci fosse sviluppo alcuno, come se l'istante fosse l'eterno. Ma allo stesso tempo, inaspettatamente, la foto, che è sempre un oggetto del mondo, inaugura un nuovo risvolto del processo, comincia una sua propria storia, la storia di quell'oggetto particolare che è la fotografia stessa, che sia una lastra o un foglio di carta o un insieme di pixel. E dunque da una parte essa è quell'istante che è stato fermato, ma nell'unico modo in cui il processo può fermarsi ovvero ripetendo, replicando all'infinito, ma dall'altro essa è anche una nuova differenza, che si costituisce, all'interno delle differenze che compongono il mondo.
L'ambiguità costitutiva della fotografia è racchiusa in questo doppio destino di ripetizione e di differenza. Nessun altro elemento della realtà possiede questa straordinaria caratteristica.
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