Il fotografo cerca la luce, la
pura luce, ma incontra l’ombra. Coglie bene Diego Mormorio in questo senso quando
afferma che “fotografare significa innanzitutto saper cogliere la combinazione
di luce e ombra: saper vedere la luce in rapporto all’ombra e l’ombra in
rapporto alla luce”. Come le parole si sostengono
su una superficie di silenzio tolta la quale resterebbe soltanto il caos incomprensibile,
così la luce disegna l’immagine sostenendosi sopra un tessuto di ombra, di oscurità,
di buio. Un’immagine di pura luce non sarebbe diversa dall’accecamento che coglie
Dante di fronte a Dio, sarebbe una superficie inguardabile, quel tutto che non si
distingue dal puro nulla. Invece il discorso
ha bisogno di sfumature, di ombre, di una sapiente mescolanza di visibile e invisibile.
Il fotografo cerca la pura luce ma incontra l’ombra e la sua bravura sta nel giocare
con essa. Perché da quel gioco di sì e di no emerge la sua parola.
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