Fotografia dionisiaca

La fotografia nasce per realizzare un sogno artistico, quello della fedeltà assoluta, e si serve della macchina, del dispositivo tecnico, come strumento per realizzare questo obiettivo. In questo senso la fotografia sembra quasi il frutto di un delirio meccanicista, che trova nella camera oscura il modo di ridurre il mondo a immagine con fedeltà quasi assoluta, e riducendo al minimo, al contempo l'intervento della mano umana.  
Tuttavia l'intento sostanzialmente fallisce, nel momento in cui si scopre il valore artistico dell'immagine fotografica. Quando la fotografia diviene arte a sua volta distinta dall'arte pittorica, allora appare chiaro che essa non è solo applicazione tecnica, non è una macchina che fa a meno dell'uomo per riprodurre il mondo in assoluta fedeltà, ma è un uomo che attraverso la macchina cerca di rappresentrae il mondo fermandolo: solo la fotografia - non il quadro - sa infatti bloccare e rappresentare lo spazio-tempo. E il mondo è spazio-tempo. La specificità della fotografia rispetto alla pittura consiste proprio in questo: essa contiene una - complessa - immagine dello spazio-tempo. 
Allora, mentre il quadro è apollineo perchè rilegge e riscrive il mondo intendendolo al suo meglio, la fotografia è dionisiaca perchè ha la pretesa un po' folle, un po' superba, un po' divina, di fermare lo spazio-tempo, di toccare con mano il processo che non si può fermare. 

 

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